Questo è un tema che mi brucia la
pelle e il cervello e la vagina. Voglio partire dal concetto di
MERITOCRAZIA per giungere a quello di CREDIBILITA', entrambi virati
al femminile. Siamo in un paese che ha fatto del demerito il merito.
Perciò parlare qui di meritocrazia non ha molto senso. Eppure per
formazione e per esperienze professionali in ambiti internazionali,
(multinazionali americane nel settore dell'Advertising), sono
maturata a Pane&Meritocrazia. Quindi quando ho sbattuto contro il
fantomatico e sempre negato (dagli uomini) SoffittoDiCristallo,
pativo lo sbalordimento in modo eclatante. Se a questo regime
anti-meritocratico, la nostra Società vi aggiunge la misoginia, così
ben alimentata dai regimi politici del II ventennio, ecco che la
figura della donna ne esce massacrata. Per inciso, aborro le nuove
ragazze che si dichiarano anti-femministe. Oggi ce n'è ancora
bisogno, forse più di prima. Ma non è di questo che voglio parlare.
Voglio mettere in luce certe strategie attuate dalle donne stesse
quando denunciano un maltrattante, ricorrendo all'espediente di
inserire nella querela termini come pedofilia, stalking, abuso su
minore o altre amenità in linea col codice penale.
Fossero
situazioni vere, e in molti casi lo sono, non ci sarebbe nulla di
male, anzi. Mai vergognarsi degli abusi subiti da sé o dai propri
figli. A vergognarsene, casomai, saranno i sex offenders. Ma alcuni
casi, pochi, per fortuna, sono costruiti su falsità architettate ad
hoc, allo scopo di ottenere attenzione dai Magistrati o addirittura
aggravamenti di pena. Mi sono imbattuta io stessa in un paio di
queste deplorevoli manovre.
Una fu quella studiata da una donna
medico, operante nel reparto pediatria di un ospedale della prima
cintura milanese. La signora, avvenente battagliera e combattiva, di
classe, con portamento altero, dall'elevato livello di telegenia,
lamentava che i Servizi Sociali le avessero sottratto il figlio avuto
da uno stimatissimo collega con cui si era maritata anni addietro.
Riuscì persino ad ottenere ospitate in TV nei programmi più seguiti
del momento, dove giornalisti, conduttori e pubblico erano stati
empaticamente conquistati dalla sua veemenza, dalle sue lacrime,
dalla compassionevole vicenda. Se ne facessi il nome, sono certa che
la si potrebbe ricordare. Sosteneva garbatamente le accuse di
pedofilia contro l'ex marito, senza mai scadere nel triviale o
morboso. Aveva ottenuto la tutela legale da noto Avvocato, reso
famoso dalla politica e da casi spesso in TV. Diceva che un primo
Magistrato era stato manovrato dal marito e che detto Avvocato era
riuscito a trasferire la causa sotto altra giurisdizione. Diceva che
il secondo Magistrato aveva ordinato delle perizie solo a suo carico
e non a carico del marito. Con me personalmente, sostenne che persino
gli avvocati furono prezzolati da questo marito potentissimo. Cercò
di dimostrarlo con fasci infiniti di documenti cartacei, che, per la
lunghezza e per il metalinguaggio in cui erano scritti, ero incapace
di decifrare. Perciò li inviai ad avvocato esperto in materia di
Diritto di Famiglia. Il quale ne dedusse che la signora era stata
accusata di essere connivente con gli approcci seduttivi (solo
approcci! Solo tentativi di seduzione! Mai fu clinicamente dimostrata
alcuna violenza sul bimbo) e, prima di decidersi a denunciare, di averli tollerati a lungo, un paio di
anni, pur di non perdere il prestigioso status quo che la vita con il
marito le garantiva. Il marito
stesso ammise di aver compiuto avvicinamenti di atti libidinosi sul
ragazzino fin da due anni prima, astenendosi dal compierli. Le
perizie sul minore confermarono la tesi del padre. Ma l'accusa contro
la mamma fu confermata dalla durata del suo stesso silenzio. In
conclusione, il Magistrato decretò l'allontanamento del Minore da
entrambi, per la sua stessa tutela. Lo desunse dai documenti anche
il Commissario Capo del Nucleto Tutela Donne e Minori della Polizia
Locale di Milano, Dr. Ruggero Cagninelli, con cui lavoravo segnalando
casi di maltrattamenti. Mi mise in guardia, dicendo: Non devi credere a tutte le donne maltrattate! Aveva ragione.
Un'altra situazione cui sono venuta a
conoscenza, in maniera indiretta però, è quello di un uomo sulla
quarantina così vessato da una bella ragazza dell'Est, con cui aveva
avuto una breve relazione d'amore, da aver non solo perso tutti i
capelli, ma persino da aver contratto ulcere peptiche e duodenali, certificate. Ebbene, la donna avvenente e curata, per
chiudere il rapporto in bellezza, gli chiese del denaro, cosa che lui
si rifiutò di fare. Pertanto, pur di ottenere lo scopo, non solo la
donna iniziò uno stalking efferato, lucido, penetrante a tal punto
da perseguitarlo persino negli ambienti di lavoro, ma lo querelò per
atti di stalking!
In sede processuale, l'uomo dovette dimostrare di
essere lui la vittima, perché tutti credevano all'affascinante donna. Alla fine
di un lungo percorso processuale e peritale, il poveretto ne ottenne
la condanna. Ma la cronaca continua a riportare notizie circa nuove
vittime mietute dall'algida ragazza. Una stalker seriale che la
condanna non è riuscita a stoppare.
Purtroppo, lo smascheramento non
è immediato. Occorrono mesi di indagini, interrogatori e perizie
prima di scalfire la crosta di bugie. Ma quando la verità viene a
galla, i Mass Media ne danno così tanto spazio da incrinare
ulteriormente la già vacillante credibilità del genere femminile.
L'atteggiamento corretto che gli esimi giornalisti dovrebbero recepire ed applicare è che, se da una parte sia apprezzabile mettere in luce la vera e
propria frode, dall'altra andrebbe sottolineata che trattasi di casi
isolati, e non della norma.
La norma è che dove c'è una donna maltrattata, c' è anche un
minore abusato. Il sensazionalismo paga, sì, non solo gli
Editori, ma alla lunga anche i maltrattanti. Le donne ne scontano lo
scotto peggiore, perché sempre meno credute in quanto genere in sé,
non in quanto individuo da tutelare. Bene lo sanno i B.A.C.A., acronimo di Bikers Agains Child Abuse, che seguono casi di bimbi
abusati - e le rispettive mamme - in tutto il mondo.
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