EGOIST! Recitava anni fa la pubblicità di un profumo francese. Oggi è un motto che faccio mio. Sempre
a lottare per gli altri! E io chi sono? Per una volta, faccio
l'egoista e mi dedico un post. Anche la mia psicologa del SVS/D della
Clinica Mangiagalli durante la seduta martedì 14 aprile scorso, mi ha detto
due cose:
si
dedichi un po' più di attenzione
pianga
Lo
stesso pomeriggio, ho messo in atto il primo suggerimento. Ho
approfittato del mio tesserino per la gratuità dei trasporti e sono
andata in treno a Mantova. Adoro le città d'arte. Ammirare monumenti
e chiese, palazzi e giardini, bellezze naturali e negozi, vitalità
della cittadinanza: per me sono un toccasana. Ho conosciuto anche una
persona bella, dentro e fuori.
Domenica
invece ho pianto. Mia figlia ed io siamo andate a trovare la mia
consigliera spirituale, una sorella francescana che ha redatto la
prefazione di CORPI RIBELLI – resilienza tra maltrattamenti e stalking. Abbiamo partecipato assieme alla Santa Messa in Cattedrale,
dove mi sono appuntata un paio di osservazioni fatte dal prelato.
Durante la comunione, i fedeli hanno intonato un canto litugico che
parlava di Resurrezione. L'ho sentito mio, mentre il Corpo di Cristo
scendeva in me. Mi sono inginocchiata sulla panca ed ho lasciato
andare le lacrime. L'ultima volta fu 6 anni prima. Ma allora fu una
immersione totale nel dolore. Domenica invece è stata la gioia.
Eppure
sto attraversando un periodo difficile.
Finché mia figlia abitava con me, percepivo una quota di alimenti piuttosto
consona all'alto tenore di vita matrimoniale. Pertanto, allo scopo di
garantire a mia figlia il massimo, la sua quota finiva a comporre in
parte il pagamento della pigione di un appartamento di lusso. Ma mi
sono spesa per la riabilitazione psicomotoria di mia figlia così
tanto che il corpo un bel giorno si è spento. Un mese di coma,
paralizzata sul lato destro, incapace di articolare parola. Tre mesi
di riabilitazione.
Ora
mia figlia vive col papà, mentre io, tornata dal Regno dei Morti, mi
sono trovata in una casa troppo grande e troppo cara. Ho dovuto
smettere di onorare il mio impegno. Sono stata sfrattata.
Per
risolvere la situazione debitoria contratta col padrone di casa, il
quale invece di pignorare una mia proprietà, l'ha fatto su quella di
mia mamma, avvalendosi del diritto derivatomi dalla eredità di mio
padre, ho dovuto svendere (sì, sVendere, ho scritto bene: al – 50%
della valutazione fattami dagli agenti immobiliari) un terreno ed un
piccolo appartamento, entrambi situati al di fuori della Regione
Lombardia.
Per
poter vendere l'appartamento, gravato da un'ipoteca dall'Ente preposto per la riscossione, ho
dovuto sanare un debito contratto da un ex socio. Infatti, l'Ente,
non trovando più beni suoi alla luce del sole, si è rivalsa su casa
mia. Eppure, non avevo mai derivato redditi da quella società, anzi.
L'Ente ha ricevuto da me i denari a saldo, ha prodotto un documento in cui
dichiara di cancellare l'ipoteca, girato poi al notaio, eppure resto
invisa alle Banche ancora per tre anni perché il mio nominativo
risulta inserito nel sistema di informazioni creditizie EUROSIC, un
registro cui banche
e società finanziarie possono rivolgersi per per
finalità collegate alla tutela del credito e al contenimento dei
relativi rischi.
Insomma,
se ho bisogno di un prestito, non mi viene dato perché sono sulla
black list. Ne derivo pertanto un ulteriore danno. Di conseguenza,
sto attivando un avvocato reperito grazie al Patrocinio Gratuito a
Spese delle Stato allo scopo di adire l'opportuna azione
risarcitoria. Giovedì 23 aprile avremo un secondo incontro in cui
gli consegnerò la documentazione, per una prima valutazione.
Lo
stesso avvocato forse mi seguirà per trattare il rientro rateizzato
con la proprietà dell'alloggio prestigioso dove fui morosa. Tenuto
conto che ho già pagato un quinto del debito e che ho a disposizione
meno di cento euro al mese, la situazione debitoria verrà risolta in
una data compresa tra domani e l'infinito.
Oh,
ma dei soldi non me ne curo. Vanno e vengono, anche se qui se ne
vanno e basta. Mi peoccupa invece la mia situazione abitativa.
Nonostante il diritto alla casa sia sancito dalla Nostra
Costituzione, sono senza casa.
Nata,
cresciuta, formata in Zona 9 a Milano, dopo il conseguimento di due
diplomi, ottenuti in contemporanea, lavoravo in Pubblicità come
creativa free lance, realizzando a 19 anni (ovvero 41 anni fa),
guadagni stratosferici. Erano gli anni precedenti MANI PULITE.
Durante l'adolescenza, tentai tre volte la fuga dall'anaffettività
familiare, specie materna, infine me ne andai a 21 anni, sposa di un
bergamasco. Ne ero davvero innamorata, ma oggi sono consapevole che
per me rappresentò la fuga dall'oppressivo regime genitoriale.
Da
poche settimane sono rientrata in Zona 9, dopo qualche peripezia che
chiamare disavventura sarebbe mero eufemismo. Infatti, gli anni
immediatamente precedenti hanno visto la nascita di una bimba
disabile, la distruzione familiare che ne è conseguita, la rottura
di aneurisma cerebrale, lo sfratto, il carcinoma alla mammella:
finalmente (finalmente?) sono malata oncologica in cura presso
l'ospedale Niguarda.
In
graduatoria fin dal 2009 per l'assegnazione di un alloggio popolare,
subito mi rigettarono la domanda perché non residente in Lombardia
da almeno 5 anni. Io sono non solo lombarda, ma addirittura
longobarda; lo dedusse Nonno Giobatta da una ricerca sul nostro
cognome: indagini accurate ci fanno risalire ad un clan di longobardi
scesi nel medioevo in Longobardia per praticare la pastorizia. Ma ho
avuto la disgrazia di sposare un piemontese e di andarci a vivere per
una decina di anni, perdendo in un colpo solo tutti i diritti.
Il
giorno 21 aprile tra le ore 8,30 e le 12, 30 ho fatto il
pellegrinaggio della speranza tra via Pirelli 29, Via Larga, Via
Statuto, in un gioco di rimbalzi che le autorità mi hanno
giocosamente destinato. Ottenendo solo di sapere che sì, sono in
bando, che dalla posizione 241 sono scesa alla 661, che non so quando
avrò un tetto sulla testa, mentre i miei effetti personali
marciscono in uno di quei servizi a pagamento per lo stoccaggio e io
sono ospitata a turno da amici e conoscenti dall'animo buono.
Via
Pirelli 39 mi ha detto che gli alloggi da attribuire nello stato di
fatto sono terminati. Che il numero delle deroghe è stato chiuso a
250 unità. Mi sono spostata in Via Larga, che a sua volta mi ha
spedito in Via Statuto con l'idea di ottenere un alloggio destinato
alla residenzialità temporanea, dedicata ai singoli in difficoltà.
Bel progetto, ancora in alto mare: mancano ancora le convenzioni coi
privati. Se ne parlerà tra un anno. Forse.
Adesso
che son tornata ad essere una vera longobarda, dopo 6 anni ancora non
so che sarà di me. Sola certezza: a giorni inizia la radioterapia
all'ospedale Niguarda.
Al
termine di questa prima puntata, ottengo solo il suggerimento di
sottoporre il mio caso ai Servizi Sociali di competenza. Comincio ad
avere cedimenti.