giovedì 27 novembre 2014

OMERTA'

Nell'ambito di cui mi occupo, ogni tanto fa bene farsi la pulizia delle sinapsi. Tirare via la polvere delle consuetudini. Spazzare i detriti delle diatribe sterili. Guardare il nocciolo delle questioni. Perché, come già mirabilmente disse uno dei mie prefatori, Nicky Persico, avvocato anti stalking prima ancora che ne fosse promulgata la legge, le violenze tra pareti domestiche sono equiparabili alla criminalità organizzata, o, meglio, hanno ad un atteggiamento precipuo ad essa in comune: ovvero l'OMERTA'. Scrivo queste poche righe oggi, che è la vigilia della giornata che, nel mondo intero, celebra la lotta contro le violenze di genere. Sembra che tutti, infatti, si decidano a parlarne solo oggi, come se nel resto dell'anno questi tristi fenomeni non esistano. Ma nella vita quotidiana, vi sono decine di associazioni nei nostri comuni, decine di professionisti pagati, centinaia di operatori volontari che ne hanno fatto la propria missione di vita, pur senza riconoscimenti, neppure quello di denari pubblici bloccati. Ma forse un motivo c'è. Scrivevo infatti di omertà. Gli individui che subiscono violenza tra le pareti di casa, , siano essi uomini o donne, non ne parlano. I parenti stretti, il sangue del sangue, non vogliono credere loro. Le FFOO pure. I loro figli, tacciono. Lo Stato che tanto dovrebbe tutelare, blocca i fondi. Perché? Perché, le vittime, non credute, si sentono ancor più vittime. Temono ulteriori inasprimenti delle violenze cui sono sottoposte. I figli sono cresciuti in quella che per loro è normalità. Le FFOO non sono sufficientemente formate. Lo Stato non ha questa priorità ma preferisce occuparsi di finanziamenti bellici. A volte si perde di vista l'obiettivo tra eventi personali e discussioni comuni. Ma poi, fatte le pulizie, si vede sorgere di nuovo all'orizzonte lo scopo. Un FARO. Si deve puntare un faro sul picchiatore/maltrattante/stalker/sexoffender, perché la vittima non resti sola. Perché questi P/M/S/SO sono persone deboli e vigliacche, che, se stanate, non attivano più la loro persecuzione. Non importa se sono stata a mia volta maltrattata da donne maltrattate. Importa la missione da compiere: IL FARO.

LE DONNE FANNO RETE?

Nel corso degli anni, mi sono imbattuta in una problematica a dir poco scandalosa, nell'ambito delle violenze di genere. Le donne hanno l'innata capacità di chiacchierare, di confidarsi, di auto-mutuo-aiutarsi, ma poi, quando si tratta di fondare un'Associazione e di fare cose nel concreto, si ritirano. O magari arrivano anche a fondare un'Associazione ma poi non legano con le altre realtà, coltivando il loro piccolo orticello. Peggio, certe maltrattate che avevo aiutato concedendo loro spazi di sfogo, di confidenza, ascoltate e mai giudicate, da me e da professioniste dell'ambito (avvocate di genere, psicologhe e operatrici di centri antiviolenza), dove pubblicavo notizie ed informazioni di supporto, con le dovute cautele, nel rispetto delle singole esigenze e della privacy di ciascuna, senza ferirle nelle loro autostime già abbastanza zerbinate di per sé, ebbene queste maltrattate ad un certo punto, concedetemi il bisticcio, mi hanno psicologicamente maltrattata. A distanza di due anni, ero ancora sotto shock. Spesso si era trattato donne incontrate su Facebook, in seguito a intervistate o dal vivo, o via Skype. Ho dedicato loro tempo e ascolto. Tanto lavoro su di me e poi per loro. Per finire maltrattata. Fortuna ho superato il trauma. Ora ricomincio più forte di prima, soprattutto scoprendo donne, e uomini, che credono nella rete.