Nell'ambito di cui mi occupo, ogni
tanto fa bene farsi la pulizia delle sinapsi. Tirare via la polvere
delle consuetudini. Spazzare i detriti delle diatribe sterili.
Guardare il nocciolo delle questioni. Perché, come già mirabilmente
disse uno dei mie prefatori, Nicky Persico, avvocato anti stalking
prima ancora che ne fosse promulgata la legge, le violenze tra pareti
domestiche sono equiparabili alla criminalità organizzata, o,
meglio, hanno ad un atteggiamento precipuo ad essa in comune: ovvero
l'OMERTA'. Scrivo queste poche righe oggi, che è la vigilia della
giornata che, nel mondo intero, celebra la lotta contro le violenze
di genere. Sembra che tutti, infatti, si decidano a parlarne solo
oggi, come se nel resto dell'anno questi tristi fenomeni non
esistano. Ma nella vita quotidiana, vi sono decine di associazioni
nei nostri comuni, decine di professionisti pagati, centinaia di
operatori volontari che ne hanno fatto la propria missione di vita,
pur senza riconoscimenti, neppure quello di denari pubblici bloccati.
Ma forse un motivo c'è. Scrivevo infatti di omertà. Gli individui
che subiscono violenza tra le pareti di casa, , siano essi uomini o
donne, non ne parlano. I parenti stretti, il sangue del sangue, non
vogliono credere loro. Le FFOO pure. I loro figli, tacciono. Lo Stato
che tanto dovrebbe tutelare, blocca i fondi. Perché? Perché, le
vittime, non credute, si sentono ancor più vittime. Temono ulteriori
inasprimenti delle violenze cui sono sottoposte. I figli sono
cresciuti in quella che per loro è normalità. Le FFOO non sono
sufficientemente formate. Lo Stato non ha questa priorità ma
preferisce occuparsi di finanziamenti bellici. A volte si perde di
vista l'obiettivo tra eventi personali e discussioni comuni. Ma poi,
fatte le pulizie, si vede sorgere di nuovo all'orizzonte lo scopo. Un
FARO. Si deve puntare un faro sul
picchiatore/maltrattante/stalker/sexoffender, perché la vittima non
resti sola. Perché questi P/M/S/SO sono persone deboli e vigliacche,
che, se stanate, non attivano più la loro persecuzione. Non importa
se sono stata a mia volta maltrattata da donne maltrattate. Importa
la missione da compiere: IL FARO.
giovedì 27 novembre 2014
OMERTA'
Etichette:
LA PAURA,
ROMPERE IL SILENZIO
LE DONNE FANNO RETE?
Nel corso degli anni, mi sono imbattuta
in una problematica a dir poco scandalosa, nell'ambito delle violenze
di genere. Le donne hanno l'innata capacità di chiacchierare, di
confidarsi, di auto-mutuo-aiutarsi, ma poi, quando si tratta di
fondare un'Associazione e di fare cose nel concreto, si ritirano. O
magari arrivano anche a fondare un'Associazione ma poi non legano con
le altre realtà, coltivando il loro piccolo orticello. Peggio, certe
maltrattate che avevo aiutato concedendo loro spazi di sfogo, di
confidenza, ascoltate e mai giudicate, da me e da professioniste
dell'ambito (avvocate di genere, psicologhe e operatrici di centri
antiviolenza), dove pubblicavo notizie ed informazioni di supporto,
con le dovute cautele, nel rispetto delle singole esigenze e della
privacy di ciascuna, senza ferirle nelle loro autostime già
abbastanza zerbinate di per sé, ebbene queste maltrattate ad un
certo punto, concedetemi il bisticcio, mi hanno psicologicamente
maltrattata. A distanza di due anni, ero ancora sotto shock. Spesso si era trattato donne incontrate su Facebook, in seguito a intervistate o dal vivo, o via Skype. Ho dedicato loro tempo e ascolto. Tanto
lavoro su di me e poi per loro. Per finire maltrattata. Fortuna ho
superato il trauma. Ora ricomincio più forte di prima, soprattutto
scoprendo donne, e uomini, che credono nella rete.
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