giovedì 16 aprile 2015

C'E' ANCORA BISOGNO DI 194

C'è ancora bisogno di femminismo. Lo affermo con la forza di una donna cattolica che ha praticato una IVG per scelta egoistica, ma che la rifarebbe se si trovasse nuovamente nelle medesime condizioni. Con la forza di chi ne ha conosciuta un'altra, due giorni fa, nei corridoi della clinica ostetrica Mangiagalli di Milano in cerca di una IVG non concessa dal suo consultorio. La giovane, la chiamerò Maria, madre già di due figlioli, disoccupata, sposata ad un uomo ai domiciliari, in quel momento aveva superato di poco il termine legale. Le era stato consigliato di rivolgersi al SVS/D (Soccorso Violenze Sessuali/Domestiche) e non ne capiva il motivo. Le chiedo subito se la gravidanza fosse frutto di violenza. Nega con forza: Sono sposata ad un uomo che amo e che mi ama, con cui faccio l'amore! Al che commento: Strano! Per rientrare nei requisiti previsti dalla 104, esprimo il dubbio allora che possano stilare certificati fasulli.

Eravamo perplesse. Allarmata dalla irregolarità delle ultime due mestruazioni, mi racconta di essere stata entro i termini dalla sua ginecologa del consultorio per un controllo. Mi riferisce che la dottoressa ha affermato di essere in grado di percepire una gravidanza al solo palpare. Le nostre facce si guardano, incredule. Maria sembra non mentire. Segue il consiglio della ginecologa palpatrice di rivolgersi al CPS. Maria si accorge di dove sia stata inviata solo nel momento in cui vi mette piede, circondata dai pazzi. Maria dice: Ma io non sono pazza! Devo solo abortire! Fugge. Arriva Pasqua. Lei è incinta. Tutti fermi. Passano i termini.

Se non fosse che l'avevo lì davanti ai miei occhi, mi sarei detta all'interno di un episodio della serie AI CONFINI DELLA REALTA'. A prescindere dal facile quanto tristo sillogismo (sei disoccupata, sposata ad un disoccupato, madre di due figli, rimani incinta del terzo, allora sei pazza e ti meriti il CPS), c'è da chiedersi perché:
  1. la ginecologa del consultorio si definisca “capace di capire se una donna è incinta anche solo toccandola”
  2. la stessa, invece di prescriverle l'esame di rito per l'indagine ospedaliera della gravidanza, la invii al CPS (forse perché all'art. 13 della 194 si può leggere: “Se la donna è interdetta per infermità di mente...”?)
  3. si ritrovasse al SVS/D della Mangiagalli, pur non avendo subito violenza.
Sono domande retoriche, piene di sarcasmo.

Il giorno seguente la incrocio ancora per caso nello stesso corridoio, sorridente. Le dico: Ce l'hai fatta? Lei dice: Sì, ce l'ho fatta! Non fa in tempo a spiegarmi come, perché sparisce in un camerone. Le sorrido, augurandole col cuore i migliori auguri.

Ci sono ragazze, oggi tra il 15 e i 25, che affermano quanto sia inutile essere ancora femminista. Rivolgo a loro il mio appello. Essere femminista non è essere in competizione col maschio. Nemmeno pretendere di essere uguali. Neppure essere una virago acida, abbigliata da camionista, aspirante o frequentatrice dei lidi dell'isola di Lesbo.

Essere femminista oggi significa lottare contro la mercificazione dei corpi, non solo i nostri!

Significa portare in fronte la parola DONNA con tutto l'orgoglio che ci deriva dall'essere differenti dagli uomini, nella nostra complementarità!

Significa valutare, o ri-valutare, il concetto di CURA che ci caratterizza in quanto femmine per porre rimedi a quello maschile di ROTTAMAZIONE!

Significa lottare contro il fenomeno del Soffitto di Cristallo, ovvero il Glass Cieling, che impedisce alle donne, a parità di ruolo, di percepire lo stesso stipendio dei colleghi uomini!

Significa mantenere alta l'attenzione sui risultati delle lotte condotte dalle nostre zie, mamme, sorelle nei 70, come il diritto al divorzio e all'aborto, perché non vi siano regressioni medioevali!




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