Voglio continuare a scrivere dei
problemi legati alla mia casa per sottolineare quali siano le
criticità cui una donna maltrattata deve fare fronte e come certe
Istituzioni preposte alla tutela dei bisognosi se ne occupino.
Il 25 aprile 2015 mi fu spiegato che
sarei stata contattata dall'Assistente Sociale di competenza di lì a sei mesi dopo.
In effetti, ad onor del merito, di mesi
ne sono passati “solo” 5.
Mi viene indicato un indirizzo che
appunto sulla app Google Maps, per facilitarmene l'individuazione.
Eppure all'indirizzo indicato esiste solo una Piscina Comunale!
Chiamo la sede e mi spiegano che QUEL numero civico corrisponde alla
Piscina, in cui devo entrare per poter vedere un altro portone con il
loro cartello. Un altro accesso facile! Pare che Servizi Sociali ed
Uffici Comunali preposti al sostentamento dei disabili o alla
attribuzione di un alloggio popolare di Milano abbiano questo vizio.
Quando finalmente accedo parlo con
l'Assistente Sociale, che risultato ne derivo? Ne derivo di sapere che nel
frattempo, il famigerato Albergo Diffuso si è trasformato da
progetto per “adulti singoli in gravi condizione economiche e di
salute” a “giovani coppie con prole in tenera età”. Insomma,
definitivamente tagliata fuori. E dire che un Assessore contattato da
me mi ha accusata di essere imprecisa!
Oh ma signora, non tutto è perduto,
incalza la generosa Assistente. Mi informa infatti che potrei essere
inserita in altri ambiti. Uno, è dedicato ai senzatetto, cui viene
attribuita una dimora in alloggio condiviso con altri clochard, che a
Milano si chiamano BARBONI. L'organizzazione in cambio preleva alla
fonte i loro redditi, lasciandogli 180 euro mensili, zecche e pulci
come coinquilini complementari. Direi che non fa al caso mio.
Ve ne sarebbe un secondo, dedicato agli
invalidi di qualsivoglia natura, sempre in alloggi condivisi, senza
il cammino verso l'assegnazione di alloggio popolare, dietro
pagamento di locazioni modeste che si aggirano intorno ai 500 euro
mensili. Troppo per le mie tasche, tenendo conto che dovrei
condividere la mia camera con disabili, magari tristanzuoli. Non ho
bisogno di tristezza.
L'ultima spiaggia, invece, è legata ad
un'organizzazione caritatevole cattolica, di cui non faccio nome, che
concede gratuitamente alloggi di sua proprietà a rifugiati ed
emigrati senza casa né lavoro, i quali li condividono. Costoro
saranno poi accompagnati su un percorso di inserimento al lavoro e di
assegnazione di alloggio popolare. Questa terza la vedo più come
un'opportunità per me, sebbene non capisca come una milanese doc
possa essere ritenuta una rifugiata. Esprimo la mia perplessità alla
Assistente Sociale, la quale mi porge un biglietto su cui è scritto
il nome e il recapito del Responsabile di questa organizzazione
caritatevole, dicendomi: Si faccia spiegare da loro come funziona.
Cosa che faccio subito dopo essere uscita da lì. Mi viene rivolto un
cazziatone per essermi azzardata a chiamare direttamente, senza
l'intercessione dell'Assistente Sociale. Eppure avevo debitamente
spiegato quale fosse la situazione. Ci lasciamo con le scuse da parte
della caritatevole organizzazione, che esprime l'intenzione di
chiamare l'improvvida Assistente Sociale.
Insomma, altro buco nell'acqua. Ah no!
Dimenticavo che l'Assistente Sociale mi ha fatto notare che non posso
mantenere la residenza nella casa da cui fui sfrattata oltre un anno
e mezzo fa. Grazie! Lo sapevo anch'io! Ma dove la posso portare, se
non ho casa? Facile: Si rivolga alla Caritas, signora! E così non mi
resta che affrontare anche questa umiliazione, la Caritas...
Il giorno dopo, siamo intorno al 20 di
settembre, vado nella sede centrale, dove trovo una coda di sfigati
(come me? Mannaggia quanto sono caduta in basso!) e leggo un
cartello: SI AVVISANO GLI UTENTI CHE NON SONO ACCETTATE DOMANDE DI
RESIDENZA FINO AL 30 DI SETTEMBRE. Incoraggiata, (?) busso ad una
delle porte, mi faccio mettere in lista per la domanda di residenza
presso di loro, ma pochi minuti più tardi mi viene spiegato che la
posso inoltrare soltanto se presso il Comune risulto nella condizione
di SENZA FISSA DIMORA. Faccia richiesta di risiedere presso il
Comune, Signora, mi viene consigliato.
Chiamo la sede centrale del Comune di
Milano allo 020202 dove un'impiegata solerte si informa circa la mia
richiesta. Quando mi riporta il risultato, conferma: Sì Signora, si
rivolga ad una qualsiasi delle nostre sedi con Carta Identità,
patente e libretto di circolazione, che verrà fatto tutto.
Fiduciosa, mi reco nella sede di Zona
9. Dove allibiscono E la Sportellista E la Responsabile dell'ufficio.
Non può portare in Comune la sua residenza! Mi faccia chiamare
dall'Assistente Sociale che le spiego io come funziona e si rivolga
al Parroco qui vicino per portare la residenza presso la Parrocchia.
Inutile dire che il Parroco manco ha
aperto il cancello.
Sono passati 10 mesi senza casa, vivo
ospite di persone di buon cuore, trascorrendo le mie giornate negli
uffici pubblici che dovrebbero dare sostegno ai bisognosi. Ne ricevo
solo una convinzione; Kafka e il suo PROCESSO sono io!