martedì 15 marzo 2016

INCONTRO CON L'AUTRICE

Non sono una guru. Non sono quella che sa tutto, e chi dice di esserlo, alimenta i miei sospetti. L'unica verità in tasca è quella dei dati ISTAT del 2006: una donna su tre ha subito violenza sessuale almeno una volta nella propria vita. Prima di dare informazioni su come sarà strutturato il mio intervento, ci tengo a dire che condivideremo esperienze, anche forti, partendo dalla mia. E cercheremo di stabilire quali siano le condizioni che un bel giorno ci fanno decidere di non subire più violenze dal partner. Quale cambiamento interiore occorra promuovere prima di lasciarsi alle spalle una vita di sofferenza conosciuta, al fine di scoprire un paio d'ali per volare alto.

Il 25 novembre 2013 è uscito in tutta Italia il libro
dell’ex-art director Stefania Pastori, detta GLOSS (acronimo di Gruppo di Lavoro e Osservatorio Sessismo e Stalking),
che ha abbandonato un incarico altamente specialistico nel settore pubblicitario per dedicarsi
alla salvezza di donne maltrattate.

Il manuale contiene gli incoraggiamenti degli operatori, in prima persona e i loro recapiti affinché le donne possano contattarli.
L'esperienza del cambiare è doverosa e possibile, per uscire dalle violenze domestiche prima che sia troppo tardi. L'esistenza di figli minori non è una scusa per rimandare, ma l'opportunità di impedirne il plagio smettendo di farli assistere alle violenze.

La rinuncia volontaria ad un lavoro prestigioso e ben remunerato, il ripudio dell’ipnosi sentimentalistica fondata sul ricatto della paura del rimanere sole, l’incrollabile fiducia nella forza motrice dei propri valori, una lucida follia spregiudicatamente visionaria, sono necessarie per tornare a scrivere in prima persona le leggi che governano la nostra vita e il nostro benessere.

Il XXI secolo ha in serbo per le donne qualcosa di grande: non facciamoci cogliere di sorpresa.

Questa comunicazione è concepita per promuovere ed agevolare un incontro con l’autrice
Essa si rivolge a:
1. Tutte le persone/organizzazioni che in questi mesi, attraverso il progetto divulgativo http://pastoristefaniagloss.blogspot.it/2016/02/un-incontro-speciale.html
hanno espresso il desiderio di ospitare un mio intervento nelle proprie realtà sociali, culturali, amministrative;
2.Tutte le persone/organizzazioni potenzialmente interessate ad ospitarla.

Modalità operative:
1. Inviare una mail di richiesta all’indirizzo pastoristefaniagloss@gmail.com, indicando:
a) i riferimenti della persona/organizzazione che richiede l’incontro
b) le principali aree tematiche su cui dovrebbe vertere l’incontro
c) luogo, data e ora desiderate, proponendo possibilmente almeno un’alternativa

2. Ai fini di un’organizzazione ottimale dell’incontro, chiedo:
a) La possibilità di proiettare alcune slides
b) L’allestimento di un banchetto (possibilmente assistito) per la vendita del libro
c) Il rimborso-spese per la trasferta (per la quale l’opzione privilegiata è sempre BlaBlaCar) e per l’eventuale pernottamento (per cui sono accettabili anche soluzioni di comodo)

d) Un piccolo contributo da definire volta per volta in funzione delle condizioni  

martedì 1 marzo 2016

GIOCHI DA MASCHIO E GIOCHI DA FEMMINA

Avendo un fratellino maschio, fin da piccola mi sono chiesta perché esistesse una siffatta distinzione, in quanto non amavo giocare con le bambole, ma con il meccano e le macchinine.
Chissà quante di voi, donne qui presenti, lo pensarono.

E' un retaggio antico come il paleolitico, con l'uomo cacciatore e attrezzato di clava e la donna nella grotta ad accudire bimbi, vecchi e campi!

Voglio come prima cosa farvi vedere una pubblicità per una volta intelligente, che afferma come anche le bimbe possano liberamente aspirare a lavori come quello da ingegnere, snobbando il rosa del reparto giocattoli.

Gli stereotipi di genere si comportano nello stesso modo, ma riguardano la distinzione tra maschi e femmine, e le loro caratteristiche generalizzate.
Per esempio quando si dice che gli uomini sono sbadati o, se hanno l’influenza, si lamentano come fossero sul punto di morte.
O quando delle donne si dice che non sappiano guidare né parcheggiare, o sono piagnucolose o troppo sensibili.

Queste affermazioni non sono vere: ci sono donne che sanno parcheggiare meglio degli uomini, e uomini che vanno a lavorare anche con la febbre e non si lamentano mai di nulla.

Gli stereotipi di genere ci influenzano la vita sin da bambini. Innanzi tutto condizionando le scelte scolastiche e lavorative future, per esempio scoraggiando le bambine a diventare ingegneri o programmatori, e scoraggiando i bambini a diventare maestri o artisti.

Da un’altra parte, suggestionano anche il comportamento di noi adulti, perché ci fanno sentire inadeguati o colpevoli: per esempio le donne che pensano di non meritare un aumento di stipendio o un avanzamento di carriera, o gli uomini che si impongono di non commuoversi di fronte alla recita del figlio per timore di essere giudicati poco virili. Le donne che si sentono in dovere di lasciare il lavoro (perché essendo donne hanno uno stipendio inferiore) per accudire a tempo pieno i figli o i genitori anziani, e gli uomini si sentono in dovere di mantenere tutta la famiglia rinunciando a vivere i figli e dedicandosi totalmente al lavoro.

Si parla di polarizzazione dei generi, proprio per dire che la nostra società ci spinge a stare su due poli opposti, etichettando tutto come: cose da femmine, e cose da maschi.
Chiede dunque alle bambine di essere calme e gentili, e concede ai bambini di essere energici e aggressivi.
Chiede alle bambine di vestirsi carine, e ai maschi di fare la parte del cacciatore.

I vestiti degli stereotipi di genere

Gli stereotipi cominciano con le t-shirt.
Faccio riferimento ad alcune magliette che riportano scritte stereotipate, tipo: “Intelligente come il papà” oppure “Bella come la mamma”.
Quasi come a dire che i maschi sono intelligenti e le femmine si devono limitare ad essere belle per se stesse.

Non discuto sull’ironia. Ma sono convinta che quella maglietta non sia così divertente da fare indossare a nostro figlio, perché ne esistono a centinaia nel mondo tra cui poter scegliere, magari che lancino pure un messaggio più positivo.

Se avete figli, vi sarete recati in una qualsiasi catena di scarpe: ecco un luogo ideale per capire quanto gli stereotipi di genere siano radicati nella nostra cultura italiana. Vi sfido a trovare per la vostra figlioletta scarpe comode, lavabili, adatte a correre o a fare le camminate in gita, chiuse o semi chiuse, per evitare che si faccia male alle dita o alle unghie dei piedi.

Le scarpe ‘da femmina’ sono tutte con molti lustrini o glitter, eleganti, addirittura in certi modelli con il tacco: non ci sono scarpe per correre.
Le scarpe ‘da maschio’ sono invece tutte perfette per correre e tenere ben saldo il piede e la caviglia.

Queste differenze di percezione maschio e femmina spesso si rilevano anche a scuola: in alcuni asili le femmine indossano grembiuli rosa lunghi, mentre i maschi indossano casacche azzurre corte, quasi a dirci che le bambine non devono correre o fare troppi movimenti, mentre i bambini vengono lasciati con la casacca corta perché tanto loro ‘sono scalmanati’.

Questi sono solo alcuni esempi di stereotipi di genere nei nostri armadi. Facciamoci una domanda: pensiamo che rosa e azzurro siano due colori così importanti da far diventare più uomini o più donne i nostri bimbi? Proviamo ad usare tutti i colori del mondo, per vestire noi e i nostri figli.

Stereotipi di genere in casa

La nostra casa è spesso, involontariamente, la culla degli stereotipi di genere. Le mamme si ammazzano di fatica per lavorare, cucinare, portare i figli a fare sport, partecipare alle riunioni di scuola, pulire casa e anche fare la spesa. Davvero i papà non sanno fare queste cose?

I papà moderni sono molto competenti: non solo sanno perfettamente gestire i figli, ed educarli, e occuparsi della casa. Lo fanno anche volentieri!

I lavori di casa, a chi spettano a tutti quelli che vivono in casa! Bambini compresi, ovviamente.
Possiamo fare qualcosa in concreto contro gli stereotipi di genere, cominciando dalle parole.
Le parole sono importanti: cerchiamo di non fare distinzioni di genere quando parliamo con i nostri figli: facciamo loro capire che da grandi potranno fare tutti i lavori del mondo!
In casa, dividiamoci i compiti, in modo che i figli vedano che le responsabilità appartengono a tutti, sia uomini che donne.
Compriamo giochi e vestiti adatti a tutti, senza differenze, e sempre in base ai gusti dei figli: non sarà una cucina, a rendere omosessuale un bambino!
Educhiamo i figli alla parità, aiutiamo i nostri figli a capire che da grandi potranno studiare e lavorare tutti insieme, e che devono essere parimenti rispettati: per fare questo, lasciamo che il lavoro di mamma e papà sia ugualmente importante, e non che quello della mamma venga sempre sacrificato.

Lancio una provocazione, forse poco femminista, ma per onestà intellettuale domando a tutti voi: non sarà che noi donne certe volte non sappiamo fare un passo indietro, e ci crediamo un po’ troppo indispensabili?

I giochi degli stereotipi di genere

Anche sul versante dei giocattoli, esistono ancora nette distinzioni tra maschi e femmine. Persino nei cataloghi di giochi dei supermercati, ci sono pagine rosa per i 'giochi da femmina’ e pagine azzurre per i ‘giochi da maschio’. Ma non esistono giochi da maschio e giochi da femmina.

Perché possiamo anche ammettere che bambini e bambine talvolta prediligano giochi diversi, ma dobbiamo anche ammettere che spesso non hanno nemmeno la possibilità di scegliere.

I bambini dovrebbero poter liberamente giocare con un bambolotto, perché da grandi avranno figli da accudire. E le bambine dovrebbero parimenti giocare con le macchinine, perché da grandi le guideranno.

Noi possiamo scegliere giochi migliori, per i nostri figli: giochi di società, costruzioni, giochi educativi, corde per saltare o giochi per fare movimento, colori per dipingere, ovvero giochi che piacciono a tutti.

Le parole degli stereotipi di genere

Molti stereotipi di genere sono così normali, nella nostra società, da essere diventati persino linguaggio comune:

sei un maschiaccio, per definire una ragazzina che gioca in modo avventuroso

non fare la femminuccia, per definire un bambino che piange

sei proprio una brava donnina di casa, concetto che implica che sono le donne fanno i lavori di casa

sei una strega, detto ad una donna che alza la voce o fa valere i suoi diritti

quella donna ha due p@lle così, per dire che è una donna forte di carattere, e ha potere

eh, gli uomini!, come a dire che gli uomini ci arrivano solo fino ad un certo punto

Dovremmo cercare di non dire più queste frasi, perché anche se apparentemente innocue, queste frasi inculcano ai bambini già l’idea che nella loro vita dovranno seguire determinate strade, ovvero gli stereotipi previsti per il loro genere… perché si fa così. Quindi per nessun reale motivo.

C’è da chiedersi, dunque, se un bambino non abbia diritto di esprimere le sue emozioni, e una bambina non abbia diritto di correre nel fango.

L’introduzione a scuola la lotta contro gli stereotipi di genere serve a evitare che ci siano dei bambini feriti e messi da parte, e quindi non si accettino profondamente, perché non corrispondono a certi stereotipi. Si educa alluguaglianza.
Fate anche voi quest’esercizio: pensate agli atteggiamenti che vi disturbano particolarmente negli altri e anche nei vostri figli. Riuscite a ricondurli a un tema forte dell’educazione che avete ricevuto, a qualcosa che fa parte ancora oggi della vostra personalità ma è restato nella vostra ombra?
A volte sono proprio queste ombre, spesso inconsapevoli, a tradursi in stereotipi e condizionare le scelte dei nostri figli.

Fin dalla più tenera età, a cominciare dai libri di scuola, ai maschi vengono offerti esempi professionali tipici (ingegnere, pilota di aereo, manager etc.) e alle femmine i corrispettivi mamma, insegnante, pediatra oppure principessa, attrice, cantante.

Se avete un figlio maschio che vuole ballare e ai voi balenasse l'idea che ballare è roba da femmine, vi consiglio il film BILLY ELLIOT.

Restiamo leggeri: ai bambini serve il nostro entusiasmo, serve una seria educazione alla libertà. Lasciamo che spieghino le loro ali per volare in alto!

Per chiudere post, consiglio la visione di un video gioiellino, per capire fino in fondo il condizionamento cui assoggettiamo i nostri piccoli. Guardiamo IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU e ridiamo di noi stessi. Amaramente. Perché i primi a creare dei maschilisti picchiatori o delle femminucce tremolanti siamo noi genitori.

Piccolo dizionario pratico

Sesso: è l’insieme delle caratteristiche biologiche, genetiche e fisiologiche dell’individuo, che distinguono il corpo del maschio da quello della femmina

Genere: è quel qualcosa che viene ‘aggiunto’ dalle convenzioni sociali, ed è diverso da paese a paese

Identità di genere è il sentimento precoce, profondo e duraturo che fa sì che ciascuno di noi si senta effettivamente donna oppure uomo

Stereotipi di genere: indipendentemente da come ci si sente, talvolta si immagina di doversi comportare in un certo modo (questo non è da maschio / questo non è da femmina)

Orientamento sessuale: è il fatto di essere attratti emotivamente o sessualmente da un’altra persona (eterosessualità, omosessualità), ma questo non vuol dire che si abbia un problema di identità di genere