Tra ottobre e novembre, come ogni anno,
si moltiplicano gli eventi legati alle donne, al rispetto della loro
diversità, ma soprattutto alla lotta contro le violenze di qualsiasi
natura. A fine ottobre, nella sala consigliare del comune di Oulx, in
Alta Valle di Susa (TO), presenti le mie compagne di fede buddista, Maria Luisa Chiavassa nascosta da Federica Giovannini, che sorride, alla sua sinistra, Eliane Doré, detta Lilly. si è svolta una conferenza tenuta da una Sociologa dell'Università Autonoma di Ciudad Juárez e attualmente professoressa invitata dall’Università di Torino,Martha Estela
Pérez.
Messicana, minuta, aggraziata, ma determinata, nel corso degli ultimi anni si è dedicata allo studio delle violenze perpetrate in questa piccola città del Messico, tristemente nota al mondo per l'efferata eliminazione di centinaia (CENTINAIA) di donne ogni anno.
Messicana, minuta, aggraziata, ma determinata, nel corso degli ultimi anni si è dedicata allo studio delle violenze perpetrate in questa piccola città del Messico, tristemente nota al mondo per l'efferata eliminazione di centinaia (CENTINAIA) di donne ogni anno.
Martha ci spiega come Ciudad Juarez in pochi anni si sia evoluta nella quarta città più grande del Messico,
al confine con gli U.S.A., dunque in posizione strategica per il
narcotraffico e per traffico umano. Tale posizione la rende
una delle città di frontiera tra le più pericolose al mondo.
Cresciuta rapidamente grazie ad un
trattato di accordi economici tra Canada, U.S.A. e Messico nel 1993,
che prevedeva l'installazione e l'avvio di industrie produttive del
Nord America proprio in Messico, Juarez ha raggiunto i due milioni di
abitanti in poco tempo. Di questi due milioni, circa il 50 per cento vive in
condizione di emarginazione, ai limiti della povertà.
A Ciudad Juarez il caos è la regola,
non l'eccezione.
La principale forma di reddito per la
popolazione proviene dalle industrie elettroniche per tv ed
apparecchi paramedici, nate grazie al trattato del '93. Quasi tutti
gli operai sono donne, perché, come sottolinea Martha non senza un
certo sarcasmo, hanno maggiori capacità di
manualità fine, ufficialmente si suppone che le donne vadano a
creare meno problemi in ambiente lavorativo. In poche parole, sono più docili. Scommetto che avete già sentito queste considerazioni anche in Italia.
Dal 1993 a oggi, 8 mila sono i corpi
trovati, tra poliziotti, delinquenti, donne. Donne. Giovani, di pelle scura,
di famiglie povere, lavoratrici di queste industrie, strangolate,
sono le prime donne che cominciano ad apparire dopo il trattato del
1993. Sequestrate. Torturate. Assassinate. Da questo dato, si desume quanto il rispetto per la vita sia un sogno lontano, perché la linea tra legalità e illegalità è fatta di sangue.
Con questa strage di donne, è qui a Ciudad Juarez che è coniata la parola FEMMINICIDIO.
Un fatto su tutti. Nel campo detto
Algodonero in un giorno del 2003 sono stati reperiti 8-10 cadaveri di
donne (il numero non è preciso: i cadaveri erano smembrati) con le
stesse caratteristiche. Vale la pena ripeterle: giovani, di pelle
scura, di famiglie povere, lavoratrici di queste industrie nate dal trattato del '93,
strangolate. Sequestrate. Torturate. Assassinate. Secondo la
testimonianza della sociologa, pare che nel giro di una notte, sotto
gli occhi della polizia, nel campo Algodonero i cadaveri siano
cresciuti fino al numero di 14. Sotto gli occhi della polizia!
A chiunque apparirebbe evidente la
connivenza tra narcotraffico, traffico umano e polizia.
Martha ci racconta anche come le donne
di Juarez si siano ribellate in coro ai soprusi, alle sevizie, alle
torture, agli strangolamenti, ai femminicidi, fino alla cattura di
quelli che sospettiamo siano solo capri espiatori, ai quali sono
state comminate pene esemplari. Nessuno vuole criticare l'operato
della Giustizia di Juarez, ma 14 cadaveri in un campo sotto gli occhi
della polizia parlano di ben altro. Anzi, URLANO.
Alla fine della conferenza della
sociologa Martha Estela Pérez
nasce spontaneo un dibattito, in cui si
valuta l'incidenza della parola femminicidio nel paragone tra realtà
come Ciudad Juarez e la nostra italiana. Pur consapevoli dell'orrore
che suscitano entrambe, sono accezioni totalmente diverse. Là in
Messico, si sono individuati alcuni colpevoli seriali che rivolgono
le loro attenzioni a determinate vittime, occupanti uno specifico
strato sociale. Qui in Italia, il femminicidio avviene tra le mura
domestiche ed è trasversale.
Non smetterò mai di urlare il motto di CORPI RIBELLI - resilienza tra maltrattamenti e stalking: VIA DALLE VIOLENZE DOMESTICHE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!