mercoledì 10 dicembre 2014

LA VIOLENZA VA COMBATTUTA A PRESCINDERE

Fui vittima di violenza. Ci ho messo quasi 8 anni ad uscirne. I primi sintomi di guarigione furono ravvisati dalle psicologhe del Centro Anti Violenza dove mi recai per farmi sostenere. Dapprima, mi seguì personalmente una loro psicologa, tra le fondatrici del Centro. Costei mi accompagnò sul cammino della terapia individuale per 6 mesi circa. Quando mi sentì pronta al passo successivo, mi inserì nel gruppo di AutoMutuoAiuto tra una trentina di donne maltrattate, passando la mano alle due colleghe che lo moderavano. Dopo circa 3 mesi, le psicologhe proposero un tema di riflessione, riguardante il nostro rapporto con gli attuali partner, se fosse condizionato dalle violenze precedenti e in che modo. In diversa misura, tutte le presenti affermarono che dentro di sé serpeggiava il timore che il passato potesse ripetersi, sebbene il compagno del presente fosse degno di fiducia. Le ferite dell'anima sono le più difficili da guarire. Quando fu il mio turno, presi spunto dalle loro stesse parole e dissi: E' comprensibile che si abbia timore della violenza, specie se perpetrata dalla persona in cui riponemmo speranze e fiducia. Ma è anche vero che nell'uomo è insito il gene della violenza, perché, assieme al bonobo, è la sola specie animale che ammetta l'uso del genocidio per sottomettere gli altri individui. Poi sta al singolo individuo recepire gli insegnamenti che gli arrivano dalla collettività circa il buon vivere civile, applicandoli come filtri nei rapporti interpersonali. Pertanto, se vogliamo combattere la violenza, la prima cosa è riconoscerne la presenza.
Ci fu un attimo di silenzio tombale.

Poi, esplose una delle ex maltrattate e mi inveì contro, con parole che non dimenticherò mai.

TU SEI PAZZA! IO NON POTREI MAI FARE DEL MALE NEMMENO AD UNA MOSCA! LA VIOLENZA E' NELL'UOMO, MA NON NELLA DONNA! RIPETO, TU SEI PAZZAAAA!!!

Proprio chi profferiva queste parole, mi stava aggredendo. Tacqui per non alimentare la sua veemenza, pur essendo sconcertata. Avrei lì per lì voluto replicare che è vero, gli uomini ammazzano e le donne no, ma lo ritenni così palese da risultare pleonastico. Ero allibita, anche perché, tutte le altre 29, a ruota, mi attaccarono. Forse meno veementi, d'accordo, ma sempre aggressive e violente.
Finito il consesso, le due psicologhe mi presero in disparte e mi dissero: Tu puoi anche non venire più agli incontri, perché sei guarita.



Negli anni a seguire, volli documentarmi, imparare, soprattutto ascoltando gli ALTRI. Donne maltrattate, ancora sotto picchiatore. Esperti legali o medici, come il Nucleo Tutela Donne e Minori della Polizia Locale di Milano, nella persona del commissario capo Dr.Ruggero Cagninelli, che ne fu il fondatore, ora trasferito perché ne possa avviare altri. O come la Medicina Legale, perché se non muoiono ammazzate, queste donne restano invalide nel corpo o nella mente. Il CIPM, un organismo interdisciplinare capitanato dal Prof. Paolo Giulini, criminologo clinico, che si occupa di trattare i sex offenders imprigionati nei tre poli carcerari di Milano, non perché siano migliori delle vittime, ma perché sono recidivi e seriali. Una volta tornati in libertà, infatti, potrebbero tornare a colpire nuove vittime. Il Procuratore della Repubblica Pietro Forno, autore del famigerato Protocollo Forno per l'immediata messa in sicurezza della donna maltrattata. E tanti tanti uomini, sorprendentemente tanti, che avevano subito violenza da parte di una donna. Violenza psicologica. Uomini che hanno subito così tante vessazioni e persecuzioni da ammalarsi chi di ulcera, chi di alopecia precoce, chi di depressione.
Ma almeno sono vivi!
La violenza non ha genere e va combattuta. Comunque!

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