giovedì 4 dicembre 2014

QUANTI DONI GRANDI!

La mia esperienza salvifica si concentrò in una cittadina posta all'ingresso della Val Di Susa, nei primi mesi del 2008. Fui salvata da Enti Statali (FFOO) e Religiosi (Casa Madre Bambino Il Mandorlo, diretta da Sorella Margherita De Blasio). Quest'angelo misericordioso, suora francescana, ha subito creduto in me e nella mia missione. Mi incoraggia. Prepara incontri. Crea rete. Organizza eventi. Come il discorso che ho tenuto sabato 25 ottobre 2014 in Cattedrale, a Susa, in occasione della Veglia Missionaria.
Pare che la mia testimonianza sia stata a tal punto apprezzata dal Parroco Don Ettore De Faveri, nonché Direttore del periodico locale LA VALSUSA, da aver desiderato pubblicare il mio discorso.Già ero gioiosa perché questo Parroco non solo aveva compreso e perdonato l'utilizzo da parte mia di un termine non esattamente apporpriato (vedi sotto), ma anche consentito a mia figlia di parlare al microfono dal pulpito. Nel suo ritardo psicomotorio, la piccola profferì parola solo dopo i 5 anni, quindi, avendone oggi 8, si può immaginare quanto le abbia fatto piacere! Scesa dall'altare, diceva a tutti, la felicità nello sguardo acceso: Ho sentito UNA voce...Stellina, era la sua!Nonostante la mia testimonianza sia esordita con una strana ammissione in chiesa, (cit: Sono miscredente), il Parroco ha manifestato amore e accoglienza verso di noi. Negli anni della mia adolescenza ero stata così cattolica e praticante a tal punto da arrivare vergine al mio primo matrimonio, (dopo il divorzio, divorziai anche dalla chiesa), quindi chiedo perdono per essermi apparsa appropriata QUELLA espressione infelice in QUEL contesto.Più che miscredente, direi che divenni agnostica. Ma durante la mia testimonianza alla Veglia Missionaria, usai MISCREDENTE per risaltare di contrappasso i miracoli, segni forti nella mia vita, che mi spingono al riavvicinamento. Tuttavia sono il dubbio fatto persona. Riporto qui il mio discorso:Buonasera Signori, mi presento: sono Pastori, Stefania Pastori, come quelli delle pecore. Lo sottolineo perché nel cognome è scritta la missione della nostra vita.Sono qui in veste di testimone diretta del cammino verso la salvezza. E non è un modo di dire. Sono stata letteralmente salvata dalle Istituzioni, sia Statali che Religiose.Una volta messa in sicurezza dal marito picchiatore grazie ai Carabinieri, fummo ospitate mia figlia allora di un anno, ed io, nella struttura Casa Madre Bambino IL MANDORLO, gestita da religiose,. Là mi chiesi cosa avrei dovuto fare per rendere alla collettività il bene ricevuto. Chiamai a raccolta i miei carismi e li profusi in questo libro CORPI RIBELLI - resilienza tra maltrattamenti e stalking, frutto di 4 anni di ricerche ed interviste nell'ambito dei maltrattamenti in famiglia, violenze di genere, sessismo e stalking.Al momento del fattaccio, nessuno della famiglia mi credette. Mi sentii abbandonata con una piccola e pure invalida che dipendeva totalmente da me. Senza lavoro. Senza casa.Tuttavia, con le sorelle francescane de IL MANDORLO trovai la serenità necessaria a fare il punto. Mi rimboccai le maniche e ricominciai la mia vita da zero. Fino a quel momento ero legata a doppio filo con il marito. Sette anni di convivenza assieme ad un uomo a dir poco geniale, verso cui provavo stima e rispetto, nonché un amore sconfinato, mi condussero a desiderare un figlio. Ci sposammo in vista di un'eventuale tutela. Purtroppo questa prole sviluppò i sintomi di una malattia che si sarebbe rivelata gravissima. Da cui di norma non si guarisce. Siccome non amo fare pietismo né vittimismo, dico subito che è guarita. Però sulla carta è invalida.Questo fatto ha mandato fuori di testa il padre che non ha retto al trauma. Si è incazzato con il mondo e con la donna che gli aveva fatto una figlia disabile. Mi pestò a sangue.A IL MANDORLO realizzai che avrei potuto trarne una ricchezza interiore: ciò che non ti ammazza, ti fortifica. Ed eccomi qui, più forte di prima, sulla strada del recupero di una fede persa, ma da poco in cammino grazie ad una serie di segni forti, come la guarigione miracolosa di Sofia, mia figlia. Con la volontà di condividere la mia storia positiva e forse la presunzione di essere da esempio ad altre, di sparare un faro sui maltrattanti. Ormai la mia missione è portare a tutt* questo messaggio: via dalle violenze domestiche prima che si troppo tardi.Qualche giorno dopo, vengo ancor più gratificata: per intercessione ed interessamento della prefatrice Sorella Margherita, il Parroco Don Ettore non solo ha accettato in dono il saggio che ho scritto in 4 anni di ricerche, interviste e sangue, ma ha anche predisposto un redazionale su LA VALSUSA, preparando gli autoctoni all'evento dell'8novembre presso la Libreria Panassi di Susa, dove mi è organizzata una presentazione pubblica. Ha affidato la redazione del pezzo al capo redattore Dr. Giorgio Brezzo. Nella foto vedete riprodotto l'articolo. Ritenendo tutti un'occasione di presenza forte per incoraggiare le donne della Val di Susa ancora oggetto di violenze domestiche in ogni forma, si è vista larga partecipazione, anche di uomini. Ho rimarcato la partecipazione maschile in modo favorevole. Sebbene il buon Dr. Brezzo, abbia chiuso con parole illuminanti: “Perché soltanto salvaguardando le donne, si può salvare il mondo”, ritengo che, se di prevenzione si deve parlare, questa deve partire dagli uomini, perché la violenza sulle donne è un problema degli uomini.

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