giovedì 18 dicembre 2014

VIOLENZA SUGLI UOMINI

In queste ultime settimane, si è sentito tanto parlare sui Social della STRANA vicenda di un giovane e belloccio attore televisivo che non conosco (ah, i vantaggi di aver gettato la TV due anni fa), il quale sarebbe incappato nella disavventura di essere violentato da una donna. Condizionale d'obbligo, perché non conosco gli eventuali sviluppi giudiziari della vicenda e non mi interessa approfondire qui. Il mio obiettivo è altro. Il belloccio, dopo la violenza, se ne è lamentato sui suoi Social, ma si è visto vittimizzare, come spesso accade alle donne in Tribunale, o presso i Servizi Sociali, o al momento della denuncia presso le FFOO. 

Solo che qui non si è trattato né di Tribunale, né di Servizi Sociali, né delle FFOO. Si è trattato dei Social, ormai assurti a Tribunali Pubblici dove chiunque si sente investito della funzione di pontificatore. Di conseguenza, il personaggio pubblico ha pagato lo scotto dello sfogo con una ulteriore vittimizzazione. Ma con una differenza: lo è stato DI NUOVO proprio dalle donne. Sorpresa? No. 

Il codice genetico umano contiene il messaggio della violenza. Poi siamo noi cittadini, educati al buon senso comune, dalla chiesa, dalla civiltà laica, che dobbiamo attivare i filtri anti-violenza nel rapporto con l'altro. Ciò che sorprende invece, è la qualità dei commenti che il giovane ha ricevuto da parte delle “signore”, obbligatoriamente virgolettate. Del tono: Ecco, ora sapete anche voi maschi cosa significhi subire violenza! O anche: Sei bello! Cosa ti aspettavi? Oppure: Invece di godertela, piangi! Frocio! Altre ancora: Così la paghi per tutte le donne che hanno subito!

Come se un individuo, indipendentemente dal sesso e dall'età, debba necessariamente subire ingiurie psicofisiche di chichessìa, per il solo fatto di essere dotato di un aspetto gradevole. Come se la persona in questione, per la sola “colpa” di appartenere al genere maschile, vada additata come capro espiatorio. Come se... e potrei continuare. Mi fermo qui perché desidero esporre una tesi e sostenerla. 

La tesi è che si sono smarriti i valori fondanti del rispetto reciproco e della comunione di spirito. 

Oh sì, sarebbe facile tacciarmi di moralismo. Non è moralismo, è buon senso, buona educazione, buone consuetudini, cancellate dagli smartphone. Attorno a questa tecnologia, voglio spendere un paio di considerazioni. Essendo stata costretta per necessità economiche a vendere l'auto (ma ne sono ben felice), viaggio solo coi mezzi pubblici cittadini, spesso anche in treno tra una città e l'altra. Ne traggono beneficio ben due elementi fondanti della mia vita: la lettura e la socializzazione. Su tutti i trasporti assisto all'inverecondo spettacolo di persone piegate sui propri smartphone, annullando l'attimo in cui vivono, pur di restare in contatto con realtà ALTRE. 

Poi c'è chi si domanda perché siamo tristi. Perché, nonostante la situazione politico economica del nostro amato odiato Paese, non scoppi la rivoluzione. Perché NON CI SI PARLA PIU'! Si condivide solo sui Social! Anch'io in questi ultimi anni avevo ceduto, lo confesso. I Social per me rappresentano un'opportunità di lavoro che sto cercando di sfruttare al meglio. Ma quando sono in compagnia, a pranzo, a cena, in palestra, SPENGO/STACCO. Addirittura, se viaggio, preferisco l'approccio con gli sconosciuti piuttosto che restare impastoiata nello smartphone! E sempre, ribadisco, SEMPRE trovo persone disponibili a chiacchierare, aperte all'altro, si stupiscono di come sia facile condividere dal vivo! Temo di aver individuato perciò la causa della perdita dei valori fondanti del rispetto reciproco e della comunione di spirito proprio nell'estremizzazione dell'utilizzo di smartphone. Il fatto che tutti vogliano socializzare su Facebook, nessuno più nella vita vera, porta solo alla disperante solitudine, alla paura dell'altro, alla mancanza di autostima, allo svanire del rispetto reciproco tra individui. 

Da qui alla violenza verbale è un passo da formica, a quella fisica manca poco. Impariamo a staccarci dagli smartphone, ad aprirci all'altro. Vedremo migliorare le nostre vite, anche se in piccolo. Ma le grandi rivoluzioni, come la felicità, hanno i loro semi nelle piccole cose.


Nessun commento:

Posta un commento