lunedì 1 dicembre 2014

BENE E INGRATITUDINE

Oggi parlo del mio profilo Facebook. Mi ero inventata un nick così diverso dal mio (Bondi Shepherds) perché temevo di essere rintracciata dalle donne maltrattate che mi maltrattarono. Ebbene sì, le avevo aiutate, ma loro non l'avevano capito. Mai fare del bene se non si è pronti all'ingratitudine. Questo motto riassume ahimé le relazioni con loro. Pur avendole aiutate ed avendo ricevuto più testimonianze di ringraziamento, queste stesse maltrattate mi si sono rivoltate contro. Anni fa, a fine 2008, avevo fondato un gruppo segreto di donne maltrattate da tutta Italia. Poi ebbi un grave episodio di salute. Durante il mio coma del 2012 a seguito dell'esplosione dell'aneurisma che avevo nel cervello, una di queste, che nel corso dell'intervista via Skype mi raccontò di aver subito ripetute violenze carnali dallo zio e dai suoi amici a partire dagli 8 anni fino ai 18, senza mai averne avuto il riscatto sociale, si arrogò la delega di gestire, in mia vece, il gruppo segreto che ci radunava tutte. Disse anche che, vedendomi così attiva e felice, sicura di me, fosse impossibile avessi subito. La ripresi prima in pvt, poi dato che non desisteva, in pubblico. Ma non smise: si comportava come l'elefante nella famigerata cristalleria. Una volta bannata dal gruppo, per ripicca segnalò il mio account a Facebook che mi bloccò. L'account esiste ancora, ma non vi ho più accesso. Eccolo:
la Inviata Speciale Delle Donne Maltrattate.
Una seconda appartenente al gruppo, inseguiva sogni di gloria, miriadi sogni di gloria, realizzandone forse un paio. Ci scambiammo ancora l'amicizia col mio nuovo account. Le spedii il saggio perché lo commentasse sulle sue testate (è giornalista). Lo fece, anche su Facebook, dove però aggiunse un SUO link, di aiuto. Suo, di una sua organizzazione, non che si riferisse a me. E questo già mi fece allertare su un certo grado di meschinità. Mi rubò l'idea del blog erotico (il suo ha un nome banale e volgare impossibile da ricordare, non raggiunge i 100 lettori, il mio veleggiva, due mesi fa intorno ai 35 mila, oggi supera i 52 lettori): seconda meschinità. In cambio del famigerato tesserino da pubblicista, mi offrì di lavorare per le sue testate GRATIS. Due anni di lavoro GRATIS. La legge non lo consente. E' da codice penale: terza meschinità. Bannata.Una terza donna ex maltrattata, avvenente ecosì colta da consentire l'inserimento della sua testimonianza contro l'ex narcisista perverso nel mio saggio, mi bannò due anni orsono per aver osservato quanto fosse tamarro (sì, ricordo bene di aver usato il termine TAMARRO) un paio di scarpe con zeppa che lei invece amava molto. Di recente, l'ho contattata io via whatsapp e mi ha sbloccato. Già all'epoca ci scambiammo il titolo di SORELLE. Ma dal ritorno di fiamma son sempre stata sul chi va là. Tutti quei selfie di se stessa parlavano di pochezza. E' una donna che in fondo non ha ancora ben elaborato quel vissuto. Il suo profilo Facebook è così composto: il fidanzato, due o tre donne, 300 amici uomini. Un mesetto fa, le scrissi di non gradire il linguaggio sboccato dei suoi post, che ritenevo offensivo non solo per gli individui cui erano rivolti, guarda caso TUTTI MASCHIETTI, ma lesivo per lei stessa. Se l'è presa da matti. Al che, al primo pretesto mi ha bannata: un commento banale su un suo post banale, che lei assieme al fidanzato,ha pensato bene di travisarlo come fosse inopportuno. Premesso che nel blog scrivo scene di sesso esplicito vissute da un personaggio di fantasy (sono solo un'apprezzata ex sceneggiatrice, quindi capace di rendere l'immaginario più verosimile del vero), questo commento è stato interpretato dal suo fidanzato e da lei stessa come un'allusione sessuale, ma non lo era. Avessi fatto uno screen shot! Che delusione... soffro. Altre recenti amicizie di Facebook, che mi hanno contattata proprio per risolvere i loro problemi col rispetti maltrattante, non hanno accettato consigli e nemmeno osservazioni, che do solo se richiesti. Mi hanno cancellata. Ma ho elaborato una teoria. Le prime citate, non sono mai rinate. Son rimaste invischiate nella palta della violenza subita. Hanno paura della donna forte ed emancipata. Quindi mi temono e mi bannano. Le ultime, hanno paura del picchiatore e scappano, invece che da lui, da chi le vuole aiutare. Ma sono certa che il bene torna indietro. Sempre.

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