Un
amico gayo, Lorenzo
Masili,
attivista
politico/sindacale milanese, (qui uno dei tanti esempi di attivismo,
questo il suo profilo
Facebook),
ha pubblicato pochi giorni fa un post su Facebook che si riferisce
all'Amore tra uomini, portando l'esempio concreto di una coppia che
si aiuta vicendevolmente nel rispetto reciproco delle differenze. Nel
suo modo franco e diretto, Masili ci racconta l'esempio di
questo amore “denso, consapevole” che espone quadri in un angolo
della Francia, con orgoglio italiano, per un paese che non li
riconosce. Dice: “La lotta per i diritti civili è per me
principalmente un atto d'amore per il loro amore.”
Mi ha fatto riflettere ancora su quanto noi donne, invece, siamo staccate e interrotte tra di noi. Ne ho investigato i motivi anche quando stavo scrivendo CORPI RIBELLI.
Mi ha fatto riflettere ancora su quanto noi donne, invece, siamo staccate e interrotte tra di noi. Ne ho investigato i motivi anche quando stavo scrivendo CORPI RIBELLI.
Dal
canto mio, io amo l'umanità intera, sia essa uomo o donna o bimbo.
Amo di più le donne perché ho un afflato paternale e protettivo,
perché vorrei incarnare gli ideali del cavalierato a tutela di chi
ha pochi diritti o non ne ha affatto. Un esempio su tutti: le donne
in Italia sono tutt'ora emarginate, soprattutto nei contesti
lavorativi. Pur avendo dimostrato di poter assurgere con competenza
agli stessi ruoli dei maschi, le femmine di pari livello non ricevono
gli stessi stipendi. C'è ancora tanta strada da fare, non dimentichino le nuove generazioni le lotte delle loro madri. Ma
noto con malcelata amarezza che il nemico cui si riferisce Masili,
quello che maggiormente ostacola il raggiungimento, nel mio caso, non
degli omosessuali, ma dei diritti delle donne, sono le donne stesse.
Tornando
al topic, ricordo come mesi fa un politico della nostra Regione (non voglio farne il nome qui per non dargli spazio che non merita, ma potete leggere il link) fece
affermazioni contro il popolo gay tali da suscitare lo sdegno di
tutti e da portare in piazza Aulenti a Milano una massa compatta di
omosessuali (e eterosessuali) a protestare con efficacia. Le donne
invece non si riuniscono più in piazza, quando viene leso loro un
diritto. Dal Glass Cieling al feminicidio.
Quando
un bimbo dice: “Roba da femmine”, noi madri per prime dovremmo
cambiare il nostro atteggiamento sessista e stereotipato.
Quando
una donna viene stalkizzata da un partner, dovremmo tutti sparare un
faro contro lo stalker.
Quando
una donna viene vilipesa, dovremmo far barriera tutti contro il
predatore .
Quando
una donna viene stuprata, dovremmo tutti ricordarci di prevenire uno
stupro.
Quando
una donna viene torturata nella psiche, dovremmo tutti attorniarla
d'amore.
Quando
una donna viene ammazzata, dovremmo tutti scendere in piazza!
Ogni
giorno i quotidiani ce ne riportano le notizie. Alcuni di loro
giustificano il fatto di cronaca nera con l'espressione omicidio
passionale. Ma siamo in un'era troppo progredita per
accettare ancora il concetto, perché non ci può essere passione
nell'omicidio della propria partner, perché se siamo d'accordo che
la parola passione attiene all'amore, allora
la parola omicidio attiene all'odio.
Eppure,
tra menefreghismo da una parte e scorrettezza di linguaggio
giornalistico dall'altra, nessuno si indigna. La constatazione mi fa
torcere dal dolore ciò che è più donna nel mio corpo.
Quando
fui maltrattata da donne maltrattate, cui avevo offerto il mio
sostegno, ho studiato nello specifico questo atteggiamento donna
contro donna.
Dice Phyllis Chesler, psicoterapista,
docente al college, attivista femminista newyorchese, in un suo testo
ormai fuori catalogo: L'aggressività che si sviluppa tra donne è
differente da quella che si instaura fra uomini. Le donne, per
esempio, competono solo con le altre donne e non con i maschi; molte
di loro sviluppano idee sessiste, nonostante di solito tendano a
negarlo anche a se stesse. L'oppressione di cui il genere femminile è
vittima nella nostra società si traduce spesso anche nelle opinioni
e nei comportamenti delle donne verso altre donne.
Infatti,
quotando questo articolo, concordo in pieno quando si scrive: “Spesso le donne si comportano
in modo
subdolo e manipolatorio,
un comportamento che secondo alcuni psicologi ha origine dal rapporto
madre/figlia e dalla lotta
per contendersi l’amore del marito/padre.
Una rivalità che spesso risulta dannosa sia per la vittima che per
il carnefice, una spirale di vendette e ‘sgambetti’ che porta a
solitudini e amicizie ‘finte’.
A
dimostrazione che è un problema sentito e discusso, se ne trovano
tracce persino in una fonte tutt'altro che autorevole, se non per
la partecipazione larga di persone come noi.
La
giornalista Irene Vella, inviata di Cristina Parodi, veneziana di
adozione, è riuscita a costruire un testo auto ironico sulle donne
che lei chiama bulle da strategia della tensione,
quelle cioè che ti abbandonano solo dopo averti vampirizzato i
contatti di lavoro. O quelle che ti stanno così vicine da mirare al
tuo partner. O che alla notizia della tua gravidanza, si dimostrano
premurose ma ti riempiono di paure. «Da adulte le bulle-vipere ti
attaccano la autostima, ti feriscono per quello che fai e non tanto
per quello che sei.” La giornalista non ha dubbi: «Le donne, alla
fine, sono sempre più brave degli uomini. Anche nella cattiveria».
Alcuni
sedicenti pensatori traggono spunto da una ricerca delle docenti
australiane femministe Carleen M. Thompson, Susan M. Dennison and Anna L. Stewart, 2013
pur
di giustificare il proprio becero maschilismo. Non faccio nomi per
rispetto della privacy, ma vi riporto il link così che ve ne
possiate sincerare personalmente.
Qui
invece il .pdf delle tre scienziate, che, pur identificando
nell'universo femminile, il principale perpetratore del reato di
stalking, non contempla giustificazione alcuna per i vessatori maschi.
"This
study investigated risk factors from the integrated theoretical model
of stalking violence (ITMSV) with 703 participants classified as
relational stalkers from South-East Queensland (Australia).
Participants completed a self-report perpetration questionnaire
assessing (a) relational stalking, (b) stalking violence
(no/moderate/severe), and (c) predisposing (sociocultural,
psychological, historical) and contextual (intentions, triggering
events, disinhibitors) risk factors. Findings supported key
propositions from the ITMSV. Severely violent stalkers were
characterized by a greater number, and more severe types, of
predisposing factors than moderately violent or nonviolent stalkers.
The importance of contextual factors was supported in relation to
moderate and severe stalking violence. Combining predisposing and
contextual factors resulted in strong predictions of moderate and
severe stalking violence. These findings highlight the pertinence of
differentiating moderate and severe stalking violence and combining
predisposing and contextual factors in assessments of risk".
Anche
l'edizione online de IL GIORNALE strumentalizza lo stesso lavoro, come dimostrazione della necessità di un ritorno al patriarcato, contro le donne.
Allora
interrogandomi sulle motivazioni che contrappongono le donne contro le donne, torno alle affermazioni di Phyllis
Chesler: “Di frequente alla base di questi atteggiamenti c'è un
rapporto conflittuale tra madre e figlia o tra sorella e sorella”.
Non per fare della psicologia da settimana enigmistica, ma penso che
la conoscenza della rivalità Figlia/Madre/Matrigna sia alla portata
di tutti, da Cenerentola/Biancaneve in poi.
Un
grande pensatore come Nietzsche afferma: “Per troppo tempo nella
donna si sono nascosti uno schiavo ed un tiranno. Perciò la donna
non è capace di amicizia, ma conosce solo l’amore”.
Sì,
la donna fu, ed è tutt'ora, schiava dell'uomo. Nessun accesso
possibile alle funzioni clericali. Glass Cieling sul lavoro. La
costola di Adamo. L'obbligo di cura dei figli e dei genitori. Dietro
ad ogni grande uomo c'è una grande donna. Nessun diritto di voto
fino al primo dopoguerra. Casalinga, nessun riconoscimento
pensionistico, tanto per citare a caso alcuni luoghi comuni fondanti. In casa, tuttavia,
nella conduzione familiare e sessuale, la donna si erge per
contrappunto a tiranno e sembra vendicarsi. Sento tanti mariti
sconsolati che sono diventati ex a causa di questa duplice tirannia.
Quando siffatta donna incontra un nuovo amore, è amore
incondizionato, nella speranza di non trovarsi nuovamente
schiavizzata. Fino alla prossima delusione. Finché le madri
cresceranno figli maschi cristallizzati negli stereotipi, quando
incontreranno l'amore, resteranno deluse.
Siamo
senza speranza. No. Voglio chiudere in due modi, la speranza che ho derivato da un'intervista al TG e facendo mie le parole di Irene
Vella: “ E i discorsi sulle alleanze al femminile? Le donne per le
donne? «La sorellanza esiste. Sono legami coltivati a lungo. Sono
rari, belli, lenti e forti». Legami che sto cercando di consolidare con le mie amiche, di qualsiasi orientamento siano.
Dicevo di voler anche chiudere con una nota di maggior speranza di quella con cui ho
iniziato questo post: ieri sera (28 luglio 2015) le donne (e gli
uomini) sono scesi in piazza per protestare contro la sentenza di
assoluzione al processo di secondo grado, che vedeva imputati alcuni
ragazzi stupratori di una giovane 7 anni fa. Scelgo di riportare, tra
i tanti articoli, quello de IL MESSAGGERO che pubblica lo sfogo della protagonista,
perché mi ha mosso fino alle lacrime. Della sua vita, dice che è
stata: “distrutta, maciullata dalla violenza. La violenza che mi è
stata arrecata quella notte, la violenza dei mille interrogatori
della polizia, la violenza di 19 ore di processo in cui è stata
dissezionata la mia vita dal tipo di mutande che porto al perché mi
ritengo bisessuale”. E ancora: “Essere
vittima di violenza e denunciarla è un’arma a doppio taglio:
verrai creduta solo e fin tanto che ti mostrerai distrutta, senza
speranza”.
Leggetelo,
capire meglio la speranza con cui voglio chiudere. La speranza, anzi,
la certezza di un futuro migliore, che mi è derivata dalle parole
di un padre intervistato al TG: “Ho un figlio maschio e una
femmina. Voglio educare il maschio affinché porti rispetto al mondo
femminile”.
Perché
la violenza sulle donne è un problema degli uomini.
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