domenica 15 febbraio 2015

FASCISMO DEL CORPO

Chi dice che i gay maschi siano sensibili come le donne, non sa che le donne non lo sono parimenti.
Ne ho almeno un paio di esempi.
Su Facebook ho tanti amici gay, maschi e femmine, almeno nella stessa percentuale in cui ve ne siano nella vita reale. Tra di questi, vi sono un grafico che fa il dj nei locali ed un filosofo laureato in pedagogia. Sono più femministi delle femministe. Oso l'ardire di affermare che certi uomini, non necessariamente omo, siano più femministi delle donne.

Il primo scrisse un post su quello che definiriei: la morte del capezzolo. Il grafico manipolò la foto del petto di una donna in modo da cancellarne i capezzoli, chiedendosi perché, così risultante, non solo la foto non sia sexy, ma persino tanto neutra da impedirne l'identificazione erotica. Ne traeva conclusioni stupefacenti: attraverso l'annientazione degli attributi erogeni, nessun individuo avrebbe avuto stimoli. Si trattava di un mero corpo asessuato, non fruibile per il piacere e, quindi, nemmeno per la violenza.

Un altro mio amico, eterosessuale, si è tatuato proprio sul petto nel seguente modo: da una clavicola all'altra, un'aquila dispiega le ali, mentre ghermisce un cuore trafitto da sette spade. Ha inoltre inserito un piercing per ogni capezzolo. Alla domanda del perché si sia tatuato in siffatta maniera, ha solo motivato col nome della madre: Addolorata, che nella icnografia classica, è simboleggiata dal cuore trafitto. Resta inevasa la domanda sul piercing. Afferma però che la donna ideale debba essere tonda e morbida.

Il secondo ha scritto una tesi sulla resilienza, prendendo spunto da un'eroina del cinema, tratta dal film di Quentin Tarantino KILL BILL. Spesso pubblica post estratti da saggi di autrici femministe, come Betti Marenko, di cui riporto il seguente brano: “Continuamente abbiamo sotto gli occhi gli effetti di un body-fascism che detta legge nel nostro immaginario contemporaneo e che impone, suggerisce, consiglia, rappresenta un certo ideale di bellezza tonica, levigata, liscia, terrorizzata dall'invecchiamento, dall'accumulo lipidico, congelata in forme anoressizzate, spoglia di individualità, annichilita in pose patinate e fruibili. Questo è l'immaginario prodotto da una società serializzata, museale e classificatoria che si nutre di corpi organizzandone tempo di lavoro/tempo libero, macinandone le risorse in una reificazione che frustra le membra così come gli spiriti”.

Il grafico dj, il filosofo pedagogista, l'amico-aquila e Betti Marenko mi porgono l'occasione di parlare di disturbi alimentari. Anzi, di parlare di ANORESSIA.

Vi sono stilisti che vestono la donna in modo che più femminile non si può. Sono stilisti omosessuali. Fra costoro, segnalammo anni fa TOM FORD all'organo Garante della Pubblicità per le pubblicità che produsse: donne-dee abbigliate con vesti da sogno, che cadono da scale e si spaccano il cranio. Morte in pozze di sangue. Altre dee che volano giù da finestre, restando impalate su cancellate di ferro. Addosso abiti schicchissimi, sporchi del sangue fuoriuscito dalle lance. Immagini avvilenti che arrivavano a giustificare il femminicidio, tramite il sillogismo: se possiamo ammazzare una dea, figuriamoci se non è possibile farlo con una donna comune. Le pubblicità furono ritirate. Ma, istigazione diretta al femminicidio a parte, tutti gli stilisti propalano l'immagine della donna efebica, magherrima, senza curve, persino emaciata. Una donna di fatto annientata in ciò che più le appartiene: il corpo tondo. Un fascismo del corpo che si è tradotto negli anni in modello da prendere ad esempio per il proprio, specie nelle quasi donne, in quelle cioè che dall'infanzia si affacciano sul mondo delle adulte, attraverso l'adolescenza.

Se cercate in rete, troverete tanti, troppi blog ineggianti alla anoressia. Con consigli su come resistere alla fame, come nascondere il vomito, come impedire ai genitori di vedere il cibo gettato, come nascondere l'interruzione del ciclo. Con inni alla bravura delle anoressiche, attraverso la deificazione di ANA. Non riporto qui i link, ma non farete fatica a trovarli.

Io stessa trascorsi in ospedale un paio di mesi per accudire mia figlia nel reparto di Neuropsichiatria infantile. Vi era una piccola zona del reparto che raggruppava bambini, ribadisco, bambini, non adolescenti, bimbi sotto i 10 anni (femmine e maschi) che soffrivano di anoressia. I genitori erano ammessi solo una volta la settimana.

Assistevo a spettacoli di mancanza di affetto, che si traducevano in un'unica domanda. Appena approdati al reparto, i genitori CORREVANO verso i bambini e, spalancando le braccia, li accoglievano così: HAI MANGIATO? I figli, tutti, torcevano di lato la testa.

Il fascismo del corpo muscoloso, liscio, senza inestetismi, senza grasso, ci fa assistere alla uccisione dell'eterno femminino, quello che celebrava la Dea Madre Terra, raffigurata coi fianchi larghi perché FERTILI. Quella che in alcune culture è definita Pacha Mama, in altre Gaia. Chiediamoci perché GAIA e non ANA.





Nessun commento:

Posta un commento