Girano da sempre sui Social video in
lingua araba, e di fonte araba, che visualizzano esecuzioni di donne.
Ricordo mesi fa la lapidazione in Afghanistan di una donna in burqa da
capo a piedi, accompagnata ad una buca appositamente praticata per
lei, veniva fatta scendere e lei lo faceva accondiscendente e
rassegnata, fino ad essere interrata al collo. La donna si lamentava
con una nenia dolcissima, ma si lasciava fare, mentre un uomo
recitava non so cosa con un impeto da carrarmato. Mi chiesi se fosse drogata. Le fasciavano il
viso. Poi gli astanti, tutti uomini, iniziavano a tirare pietre a
questa testa che nasceva dalla terra. Anche da breve distanza.
Nessuno mancava il bersaglio. A tratti dalle bende emergeva del
sangue. Ad un certo punto la testa prese a ciondolare senza forza,
eppure la nenia dolcissima continuava. Fino a crollare del tutto e a
non muoversi più, a tacere per sempre.
Pochi giorni fa, siamo a gennaio 2015,
ho voluto assistere fino alla fine ad un altro video, in cui una
donna velata subisce una sorta di processo pubblico in mezzo a tanti
uomini che la riprendono coi telefonini, mentre l'accusatore parla a
toni perentori. Viene fatta inginocchiare. Lei, docile, lo fa,
mentre la predica continua e i video pure. Infine, un altro uomo,
senza che finisse la predica del primo, si avvicina e le spara
dall'alto. A bruciapelo. Un colpo di pistola alla testa. La donna
crolla senza un moto di ribellione. Il sangue si allarga sulla
pubblica piazza. Gli uomini continuano a riprendere.
Ho pianto per le donne. Ho pregato per
quegli uomini.
Potrei riportare i link ai video
killer, ma non voglio propagare il male. Voglio tuttavia fare delle
riflessioni.
Non conosco così bene il Corano da
poter sapere se giustifichi tali esecuzioni di morte, ma sono stata
in un paese di lingua araba (Egitto) così spesso da capire in
che tipo di considerazione sia tenuta la donna.
Ebbene, gli abitanti di Egitto
diversificano.
Le donne egiziane sono tenute a casa, è vietato loro
di lavorare, di uscire per fare la spesa. I loro uomini le riempiono
di attenzioni e di figli, le rispettano, donano loro ambenti
confortevoli dove ricevere le amiche e giocare coi figli. In
generale, gli uomini egiziani appaiono accudenti nei loro confronti.
Queste donne ne sono felici, sono curate nel viso e
nell'abbigliamento, nascosto sotto gli abiti tradizionali, e
ingrassano allegramente.
Verso le donne nostre, invece, non solo
le turiste, ma anche quelle che si sono trasferite nel Paese per
amore o per lavoro, gli egiziani hanno atteggiamenti diversi. Le mal
giudicano perché lavorano come uomini, perché vestono abiti
succinti, perché sono libere sessualmente, perché non fanno figli.
Le guardano con occhi famelici. Se un egiziano ne sposa una,
anch'egli viene mal giudicato. Le nostre donne se ne sbattono
allegramente e restano spartane, snelle ed atletiche.
Per onestà intellettuale, non giudico
mai. Forse sarei persino tentata ad apprezzare gli uomini egiziani
per certi versi, essendo così accudenti nei confronti delle loro
mogli.
Però quando vedo le esecuzioni, scattano due riflessioni.
Una, mi chiedo perché queste donne condannate sono così accondiscendenti, così pacate, così docili nel subire la loro stessa morte.
Due, mi
ricredo sugli uomini arabi e tremo non solo per le donne arabe, ma anche per le nostre
donne laggiù. Ancora non si sono sentite esecuzioni di donne
occidentali. Voglio non sentirne mai parlare. Voglio propagare il
bene, la pace, la fratellanza tra popoli.
Per ora so solo firmare petizioni ad hoc. Ma mi chiedo cosa possa fare di più!
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