Antonella Caprio, autrice |
Oggi
vorrei scardinare una consuetudine malefica, una usanza inopportuna,
un costume distruttivo, un detto popolare assassino: TRA MOGLIE E
MARITO NON METTERCI IL DITO.
Anche
a costo di andare contro i luoghi comuni, vi imploro: mettetecelo,
QUEL dito, perché la vita di una donna potrebbe essere salvata.
Lo
dice molto bene la pièce QUESTA STORIA SBAGLIATA di Antonella Caprio, già autrice
di testi teatrali e romanzi: NON C'E' CUORE (n. 3 Premi Letterari
Internazionali) e IL SEGRETO DEL GELSO BIANCO (n.3 premi letterari
nazionali).
Patrizia Pozzi, attrice |
Eugenio Gradabosco, attore |
Patrizia Pozzi ha realizzato autoscatti con farfalle sovraimpresse in colori violenti su mani maschili |
Durante
la visione, pensavo: Questa situazione sembra reale, vera, vissuta.
Rabbrividivo e piangevo di compartecipazione. Eppure Antonella non mi
ha detto di avere subito violenze...
Nel successivo dibattito, ecco svelato l'arcano. Antonella ammette di
avervi assistito indirettamente. Ogni parola del diverbio e il grido
disumano della donna ammazzata le rimbombano per tanto tempo nel
cervello e nel cuore, a tal punto da indurla a scriverle. Se la
scrittura è terapia, allora mi domando se con la pièce non voglia
espiare la colpa di non essere intervenuta. Se così
mai fosse, la rassicuro affermando che ce l'ha fatta, perché la sua
invocazione di salvezza arriva forte e chiara a tutti, uomini e donne
comprese. La platea era ammutolita nella gioia del riconoscimento del
proprio dramma personale, annichilita nella vergogna di essere umano.
Infatti,
solo due specie animali ammettono il genocidio: il bonobo e l'uomo.
Il nostro genoma contiene in nuce il germe della violenza.
A
fine rappresentazione, il dibattito rende protagonisti la
sottoscritta, invitata come ospite d'onore per la mia testimonianza di vita, da cui ho derivato il saggio CORPI RIBELLI – resilienza tra
maltrattamenti e stalking, un manualetto in cui si trovano nomi,
telefoni ed indirizzi di coloro che aiutano.
Al
termine del dibattito, vengo abbracciata da sconosciute che hanno
condiviso violenze domestiche. Una di loro piange di compassione, le
dico: Capisco che anche tu hai subito! Annuisce, felice di essere
riconosciuta. Un'altra, con espressione dura, mi confida
nell'abbraccio ferreo in cui mi stringe, di aver assistito da bimba
alle violenze domestiche che il padre infliggeva alla madre, mai
ribellatasi. Da subito accusò la madre di non averlo fatto.
Il
criminologo Antonio De Salvia,
illustre dauno, laureato in filosofia presso l’Università di
Torino con specializzazione in criminologia clinica presso
l’Università di Genova, autore di vari trattati sulla pena ed il
volontariato all'interno delle carceri, nonché referente
organizzativo di eventi organizzati dalla Associazione NESSUN UOMO E'UN'ISOLA con
lo scopo di recuperare il complesso edilizio de le carceri Le
Nuove
di Torino, per aprire una struttura utilizzata a contenere, separare
ed emarginare, a persone libere, desiderose di riflettere e capire.
Eugenio Gradabosco,
attore
e
regista
italiano,
protagonista maschile de UNA STORIA SBAGLIATA, molto in parte. Nel
2010
è
stato il Cuoco Zibibbo nella Melevisione,
un programma per bambini di Rai
YoYo.
Patrizia Pozzi, valida
attrice di prosa, lavora
anche come logopedista. Compie studi artistici ed è
appassionata
di arti figurative, lo si coglie perfettamente nel suo allestimento
scenografico
E'
la protagonista femminile di QUESTA STORIA SBAGLIATA, ed esordisce così: Quand’ero
bambina mi piaceva collezionare farfalle… Mi incantavo a vedere
quelle ali, grandi, colorate, infilzate con gli spilli nelle teche…
Farfalle catturate nell’attimo del loro viaggio più bello.
Immortalate per sempre nella loro sublime bellezza. E messe lì.
Sottovetro. Per sempre.
Lei
stessa è farfalla, baco brutto sbocciato alla bellezza grazie
all'amore dell'uomo che poi arriva a sposare. Ne è innamorata, con
quella stessa sublime leggerezza della farfalla nata a nuova vita
post-crisalide. Ma si rende conto troppo tardi che suo marito l'ha
infilzata di spilli. Quando si ribella, muore ammazzata, perché il
marito la vuole amare per sempre, possederla per sempre.
Io
l'amavo, ripete il protagonista maschile nel suo mantra stonato.
Ma
l'amore rende liberi, non infilzati in una teca di vetro.
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