domenica 27 settembre 2015

UN DRAMMA COME TANTI

Antonella Caprio, autrice

Oggi vorrei scardinare una consuetudine malefica, una usanza inopportuna, un costume distruttivo, un detto popolare assassino: TRA MOGLIE E MARITO NON METTERCI IL DITO.
Anche a costo di andare contro i luoghi comuni, vi imploro: mettetecelo, QUEL dito, perché la vita di una donna potrebbe essere salvata.

Lo dice molto bene la pièce QUESTA STORIA SBAGLIATA di Antonella Caprio, già autrice di testi teatrali e romanzi: NON C'E' CUORE (n. 3 Premi Letterari Internazionali) e IL SEGRETO DEL GELSO BIANCO (n.3 premi letterari nazionali).
Patrizia Pozzi, attrice
Eugenio Gradabosco, attore
Patrizia Pozzi ha realizzato autoscatti con  farfalle sovraimpresse in colori violenti su mani maschili


Durante la visione, pensavo: Questa situazione sembra reale, vera, vissuta. Rabbrividivo e piangevo di compartecipazione. Eppure Antonella non mi ha detto di avere subito violenze...

Nel successivo dibattito, ecco svelato l'arcano. Antonella ammette di avervi assistito indirettamente. Ogni parola del diverbio e il grido disumano della donna ammazzata le rimbombano per tanto tempo nel cervello e nel cuore, a tal punto da indurla a scriverle. Se la scrittura è terapia, allora mi domando se con la pièce non voglia espiare la colpa di non essere intervenuta. Se così mai fosse, la rassicuro affermando che ce l'ha fatta, perché la sua invocazione di salvezza arriva forte e chiara a tutti, uomini e donne comprese. La platea era ammutolita nella gioia del riconoscimento del proprio dramma personale, annichilita nella vergogna di essere umano.

Infatti, solo due specie animali ammettono il genocidio: il bonobo e l'uomo. Il nostro genoma contiene in nuce il germe della violenza.

A fine rappresentazione, il dibattito rende protagonisti la sottoscritta, invitata come ospite d'onore per la mia testimonianza di vita, da cui ho derivato il saggio CORPI RIBELLI – resilienza tra maltrattamenti e stalking, un manualetto in cui si trovano nomi, telefoni ed indirizzi di coloro che aiutano.
Al termine del dibattito, vengo abbracciata da sconosciute che hanno condiviso violenze domestiche. Una di loro piange di compassione, le dico: Capisco che anche tu hai subito! Annuisce, felice di essere riconosciuta. Un'altra, con espressione dura, mi confida nell'abbraccio ferreo in cui mi stringe, di aver assistito da bimba alle violenze domestiche che il padre infliggeva alla madre, mai ribellatasi. Da subito accusò la madre di non averlo fatto.

Il criminologo Antonio De Salvia, illustre dauno, laureato in filosofia presso l’Università di Torino con specializzazione in criminologia clinica presso l’Università di Genova, autore di vari trattati sulla pena ed il volontariato all'interno delle carceri, nonché referente organizzativo di eventi organizzati dalla Associazione NESSUN UOMO E'UN'ISOLA con lo scopo di recuperare il complesso edilizio de le carceri Le Nuove di Torino, per aprire una struttura utilizzata a contenere, separare ed emarginare, a persone libere, desiderose di riflettere e capire.

Eugenio Gradabosco, attore e regista italiano, protagonista maschile de UNA STORIA SBAGLIATA, molto in parte. Nel 2010 è stato il Cuoco Zibibbo nella Melevisione, un programma per bambini di Rai YoYo.


Patrizia Pozzi, valida attrice di prosa, lavora anche come logopedista. Compie studi artistici ed è appassionata di arti figurative, lo si coglie perfettamente nel suo allestimento scenografico

E' la protagonista femminile di QUESTA STORIA SBAGLIATA, ed esordisce così: Quand’ero bambina mi piaceva collezionare farfalle… Mi incantavo a vedere quelle ali, grandi, colorate, infilzate con gli spilli nelle teche… Farfalle catturate nell’attimo del loro viaggio più bello. Immortalate per sempre nella loro sublime bellezza. E messe lì. Sottovetro. Per sempre.

Lei stessa è farfalla, baco brutto sbocciato alla bellezza grazie all'amore dell'uomo che poi arriva a sposare. Ne è innamorata, con quella stessa sublime leggerezza della farfalla nata a nuova vita post-crisalide. Ma si rende conto troppo tardi che suo marito l'ha infilzata di spilli. Quando si ribella, muore ammazzata, perché il marito la vuole amare per sempre, possederla per sempre.
Io l'amavo, ripete il protagonista maschile nel suo mantra stonato.
Ma l'amore rende liberi, non infilzati in una teca di vetro.







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